Oggi è probabilmente, una delle tre o forse quattro giornate più belle di tutta l’estate. Vuoi per il cielo blu e senza nuvole, da mattina a sera, vuoi per il colore della natura e del mare che con l’inclinazione solare odierna rende i colori al limite del saturo, vividi e nitidi come i dettagli botanici che fanno da contorno nel luogo dove mi trovo. Sono fortunato. In questo momento, sebbene per lavoro, ho la possibilità di vivere il periodo del solstizio d’estate, la luce al suo culmine, il sole fermo nel punto più alto del mezzogiorno, in questa Imperia conosciuta regalmente come la città con il miglior clima d’Italia. Sono anche fortunato perché sono nato e vivo a Rimini, forse il luogo in questo stato al centro di numerose dinamiche ed energie, una città a misura di uomo non impossibile come alcune metropoli che spesso visito per lavoro, che apprezzo e amo, ma che non sostituirei con il luogo in cui sono nato. Sono fortunato. Già. Ieri scrivevo proprio di quante volte ho vissuto una gabbia, una cella, un luogo o una condizione stretta, e di come mi siano state di profondo aiuto evolutivo, qualche volta nel mentre, molto più spesso a posteriori. Nella mia vita, vado per i 50 nel 2026, ho avuto molte esperienze poco piacevoli, ma per ognuna di esse rilevo come in ogni occasione io sia stato aiutato, preferito, preservato, risparmiato. Ho vissuto violenze e incidenti, ma senza mai rompermi irreparabilmente la coscienza, l’anima o le ossa.

Da bambino avevo quelle tipiche domande senza risposta dentro di me, e quando qualcuno me le forniva, non mi sembravano complete. Come quando, studiando i concetti scolastici di astronomia, mi vedevo sempre più piccolino come in uno zoom esterno, nel pianeta, e poi nel sistema solare, oltrepassando quella famigerata fascia di asteroidi verso Giove, e poi all’esterno, sempre di più, verso un infinito silenzioso e profondo, e mi chiedevo, “ma sarà davvero tutto qui”? Vincevo di squadra, occasionalmente e quasi mai da solo. Una curiosità spiccata ed una mente molto al lavoro spesso mi faceva credere di essere incompreso, in molte classi scolastiche che ho cambiato. Ero però frenato dal non eccellere in niente, in una società che cullava i piccoli campioncini, come quel bambino etto che suonava Mozart come un veterano…
E dentro di me avevo come una spinta a voler sapere tutto, e non avrei mai voluto dire un giorno di un argomento o di un’attività che non facesse per me o di non esserne capace. Sin da quando sono nato sono stato protetto. Da tutti, qualcuno o qualcosa mi ha sempre tenuto al sicuro. Ho sempre apprezzato fino al sentirmi un po’ in difetto i sacrifici che le mie tante madri hanno fatto per me. Il modo in cui ogni figura maschile che stimavo sia stata da me presa ad esempio sia come fratello maggiore che padre, mi ha reso ulteriormente curioso e grato. Sempre cosciente di essere stato più fortunato di loro. Anche più fortunato dei miei genitori e dei miei nonni, delle mie sorelle e cugini. Solo recentemente ho quadrato questi conti con la convinzione di essere grato e restituire, dove capita, come recita l’adagio del maestro napoletano dell’ermetismo:
“Proponetevi di SANARE CHI RICORRE A VOI, senza neanche il desiderio che egli lo sappia e tanto meno che vi resti riconoscente. Amatelo e siate saggio a non volere le cose impossibili. Consolatelo con una parola e richiamate col vostro Amore su di lui quel potere compensativo che nella Natura umana tien luogo di ricostruttore dell’equilibrio vitale”. Il maestro Ciro Formisano, per gli amici Giuliano Kremmerz.

Aggiungerei che quell’aiuto si può dare proprio perché si è nelle condizioni di contenerlo e quindi distribuirlo, non per colmare un ego o una ferita, ma per una spinta interiore come una vocazione, che non ha niente di divino o peggio ancora religioso, ma collima con lo scopo, umano, di portare servizio. Proprio come quello che mi è stato prestato, va in qualche modo reso. E ancora, non è tanto il “cosa”, ma il “come”, condito da quella gratitudine a livello energetico, che sembra oggi l’ultima carta vincente in fondo al mazzo, e che so in mio possesso, capace di ribaltare la partita. Le cose non vanno benissimo ed è vero, il periodo è proprio un crocevia per un passaggio ad un nuovo stadio che solo ad un determinato livello si assesterà verso frequenze più positive. Ma l’allineamento della grande nave alla nuova rotta richiede tempo e tutti quelli che viaggiavano nella vecchia direzione cercano di sbilanciare, interferendo con il graffio del felino che in maniera estremamente feroce difende la tana. Quindi ci si farà male, ma si avanzerà con i segni necessari a ricordarsi di ciò che si è fatto, compiuto, e rendendosi conto che sebbene acciaccati, si è maggiormente integri dentro.

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