“A volte può sembrare che tutto sia finito
Un attimo dopo ti guardi le mani
Le sollevi al cielo
E copri le nuvole
Afferrandole le riporti in giù
Nascondendole dietro la schiena
In un prossimo sole
Fino su all’imbrunire
Per vedere meglio le stelle
Che domani sarà ancora
Un nuovo inizio”

Splendida ed eloquente canzone dei Negramaro. “Ci sto pensando da un po’” è il suo titolo. Ed in questo finale proprio una voce infantile scandisce e ribadisce la soluzione, ciò che dovrebbe essere talmente difficile quanto banale. E’ il bambino interiore a dirlo. Essere in grado di ripartire, di ricominciare.

La vita non avverte immediatamente ma dà segnali, a volte nascosti, altre invece inequivocabili.
Siamo noi a non volere vedere, ma non è questo il punto.
Il destino ed i suoi eventi sono le prove che la nostra anima ha scelto per la nostra personale evoluzione. Parlavo alcuni articoli fa dei meccanismi depotenzianti degli attaccamenti, che appunto ci mostrano dove mettiamo brama e dipendenza. Così come gli schemi che adottiamo per interpretare ciò che invece è spesso evidente, ma abbiamo bisogno di tradurre e giudicare secondo la nostra personale “mappa del mondo”, un insieme di regole secondo cui dovremmo avere, essere, meritare, pretendere.

Quando la vita ti dà il meccanismo di assimilazione fa sì che diventi quasi scontato e normale ciò che si ottiene e di cui si dispone. Quando invece toglie, allora la musica cambia.
Ed è lì che dovrebbe entrare in scena la nostra vera essenza. Quella che nulla teme. Quella che rappresenta l’eterno presente. Il silenzio del tempo azzerato che identifica ciò che davvero siamo. Colui che viene nel nome del Signore. A nome del nostro Dio proclamiamo la nostra imperfezione. La attribuiamo alle nostre capacità, a volte ridotte, ma in via di apprendimento. Apprendiamo come errare. Cioè come viandanti in cerca della strada, della via. Nell’errare, vi è nascosto l’errore ma anche e soprattutto il cammino.

Ciò che siamo in grado di perdere non è perso ma è appreso. Certo è che i cambiamenti portano novità, e le resistenze sono aggrappi dolorosi.
Si può perdere la partita, ma non la capacità di giocare. Si può perdere la casa, ma non la capacità di abitare. Si può perdere quel rapporto, quel grande amore, quello che rende la tua vita, già meravigliosa, ancor più entusiasmante, pur non dimenticando quale è la nostra vera essenza. Quella di Esseri Speciali, meritevoli di Amore, prima di tutto per noi stessi.

Tutto il gioco della vita è Amore. E ancora succede, per fortuna, che veniamo inondati da imprevisti, problemi, dolori, pugni nello stomaco, per cui tendiamo a rifiutare ciò che abbiamo nel piatto. D’altronde abbiamo la capacità di cambiare ogni situazione, e dove non ci è possibile, allontanarci. E non vi è scelta sbagliata.

La mia è senza dubbio la peggiore. Perché il tempo non mi aspetta, e non riesco a fare il miracolo nel tempo necessario a tenere in piedi tutto. Perdo la Casa e perdo l’Amore. E perdo la mia capacità di Abitare, di Vivere lo Spazio, perdo anche l’Amore nello specchio di me in questo momento. Eppure questo specchio non lo merito, così come non merito quello Spazio. E se davvero così è, dovrò imparare, Ripartendo, ad amarmi meglio, a vibrare ancora più alto, ad essere più capace di ciò che oggi non basta. Quale persona dovrò diventare per ottenere quei risultati? Quali resistenze depotenzianti non sono stato in grado di scartare nel tempo dettato dal mio specchio? La mia innocente buonafede è specchiata in una bugia? Mento davvero a me stesso? Attendo di scoprire quale sceneggiatura e scenografia può essere ulteriormente migliorata in un tempo relativamente breve.

E’ un tempo difficile quello della ripartenza, sono settimane che non dò più importanza a dettagli che reputavo determinanti o di valore, forse perché l’ordine di grandezza è cambiato, e vedere la propria madre piangere per la perdita di una radice che non si è in grado di ricreare è uno spettacolo direttamente proporzionale al merito e al dolore. Sapere di esserne non casualmente lontano ha un significato, sapere di non potere intervenire se non dell’autentica compassione è un piatto doloroso da mangiare a forza. Non sento la mancanza, perché il dolore è immenso, e mi ritengo fortunato perché comunque ho la possibilità di vedere esternamente ciò che sono, ciò che appare, ciò che potrebbe sembrare. Esattamente, ciò che potrebbe sembrare. Perché a seconda della propria mappa del mondo, ciò che circonda assume sembianze spettrali o angeliche, benché identiche. Ma ogni visione è sacra. E chiedo perdono, cioè chiedo che il mio specchio possa ottenere al più presto il Dono, per liberarsi dal peso e dal dolore, cosicché anch’io possa ottenerlo.
Amore è Liberta. E mai sarà in discussione la coercizione, anche secondo la base di schemi o abitudini, modus o coerenze, per cui ci si incontra per un motivo. Ci si ama per lo stesso motivo. Ci si perde senza perdersi per il medesimo motivo. E ancora una volta ti ringrazio, perché amandoti mi hai regalato un sogno che non sapevo o credevo di meritare.
Evolvere vuol dire cambiare, e cambiando abbandonare qualcosa che fino a ieri faceva parte di ciò che credevi di essere, anche se oggi non sai più chi sei, hai solo la certezza di quello che ti impegnerai ad essere. Libero dallo schema, vicino alla tua vera essenza, nel Sentire, nell’Affidamento, Libero.

Troverò la capacità di Vivere, di impegnare uno spazio che merito, di abitare nuovamente. Troverò la capacità e l’occasione di specchiarmi nel sentimento libero da schemi di comportamento.

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