Come ogni anno non tarda ad arrivare questo periodo, che come un vento gelido, in maniera ondosa mi scuote e mi sbatte, tirandomi giù come un secchio nel pozzo. E’ un periodo che coincide con il periodo a cavallo del compleanno, ma diversamente dall’allineamento planetario ed energetico del natale, questo non ha una precisa fine. Ha anche un inizio variabile. Ed ogni anno si ripresenta, nonostante io mi senta cambiato, migliore, più saldo o più saggio. Lo sento che sta arrivando, ed all’inizio ogni volta voglio pensare che non sia lui, ma non mi sbaglio. Un amico carissimo ed astrologo di fama nazionale, già direttore di due tra le testate settoriali più importanti, nonché ideatore di Astrochakra Test, mi parlava di questo periodo in cui, per alcuni segni astrologici, il periodo a cavallo del compleanno coincide con un periodo di grande depressione, dolore, energia bassa, ed alta probabilità di morte. Mi sfidò a controllare tra le lapidi al cimitero quante date abbiano questa curiosa coincidenza. La cosa nella sua evenienza sicuramente mi impressionò, ma non al punto di aspettarmelo, però mi sono dato una spiegazione, perlomeno al tempo.
Ora invece mi sarei un po rotto. Stufo di cadere in balìa di questo. Proprio quella domenica con la pittura e con le mani ho tirato fuori parecchio, dopo tanto che non eseguivo. Proprio quella domenica Gargantua, buco nero supermassiccio o singolarità, in Interstellar, mi aveva riportato al concetto quantistico di tempo come misura al pari della gravità. Eppure la mattina seguente era già ripartita male.
Cos’ha il mio cielo in questo periodo?
Perché questo?
Perché sto così, e soprattutto perché con questa crescente profondità?
Cosa faccio, o non faccio affinché si verifichi ciò?
Cancelliamo quindi dalla memoria tutte queste domande, le cui risposte sono inutili richieste di tematiche non alla mia portata. Ogni domanda che non ha risposta rappresenta un tema che non è visibile, non è appositamente, cioè apposta, dal fato concepibile. In altre parole le risposte a queste domande sono la distrazione dal mio IO. Sono la strada sbagliata. Le domande sono la retromarcia. Qualcosa dentro non va. E non va proprio in questo periodo. La natalità ha qualcosa che vuole farmi vedere. E l’approfondimento va cercato proprio nel significato. Natalità, Nascita. Come nell’esempio del fiore, che vive, cresce, rigoglioso, per poi appassire. Ed appassendo e morendo, lascia un seme per un nuovo fiore. Un nuovo fiore, una nuova vita. Nascere per morire. E Vivere al centro. L’arcano pellegrino della morte che rappresenta il viaggio.
“La vita è un pellegrinaggio verso la morte. La morte viene fin dall’inizio. Dal primo istante della nascita, la morte ha iniziato a venire verso di te, tu ti sei messo in movimento verso la morte. E la più grande calamità accaduta alla mente umana è quella di essere contro la morte. Se sei contro la morte sifnifica che mancherai il mistero più grande. Se sei contro la morte significa anche che mancherai la vita stessa. – perché esse sono profondamente coinvolte l’una con l’altra, non sono due. La vita è un crescendo, la morte è la sua fioritura. Il viaggio e la meta non sono separati: il viaggio termina nella meta.”
Osho, The revolution

Se la nascita è il collegamento con la morte, io di sicuro più di altri vivo questa connessione. E nel proiettarmi in avanti vivo prima ancora il distacco, o il preludio di quel termine. Sempre supponendo che sia doloroso, difficile, triste, mesto. E’ anche la paura del cambiamento. O dei cambiamenti, altro non sono che prove. La sibilla del Ladro mi annuncia inimicizia, furto, intrusioni, o semplicissimi cambiamenti. Cioè ciò che notoriamente stacca dalla monotonia precedente verso la nuova sfida. Ma ogni cambiamento, presupposto dell’evoluzione, è male accolto. Figurati da me, altrimenti sarei già come il Manu, invisibile, sopra un altopiano.
Inoltre nel mio caso, niente di più biblico del “le colpe dei padri ricadono sui figli“. Niente di più karmico e vero. Proprio la mia storia, proprio la mia natalità, il concepimento, la scoperta e la mia nascita avvengono in questo momento. Quello da cui vengo, ciò da cui provengo, si avvera in continuazione, un qualcosa che si ripete finché finalmente non capisco. Capire è una parola grossa. Questo articolo inizia circa due settimane fa, con le domande che sorgono, o riemergono come ogni anno, oggi fiumi di lacrime e sensi di colpa, come se ciò che sono si manifestasse per me, per farmelo accettare. Ci sono cose che ognuno di noi ha passato e considera sbagliate, e si ripromette di non riproporre. Di qui il famoso detto, o il famoso schema personale, che per ognuno è sacrosanto e diverso, “ci sono cose che non si fanno”. Non si fanno perché le si ha subìte e non si vuole farle agli altri. Ennesimo specchio del “fai agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te”. Ennesimo specchio dell’evento karmico o esistenziale che ti serve per evolvere. Ennesimo specchio di quanto sia fantastica questa storia chiamata vita. Ogni anno muoio al mio compleanno. Anche perché ogni anno mi sento come il colonnello Frank Slade che “non vale un cazzo, ed è sempre stato così”. Una sorta di vittimismo, visto esternamente, ma anche questo è potenzialmente vero.

Ancora una volta la Verità rende il mondo migliore, perché è l’unica virtù, l’unica eccellenza, che salva una vita. E la mia vita, che termina ogni anno in questo periodo, può essere salvata solo da me.

Lo pubblico, solo perché oggi, 4 febbraio, è il mio compleanno. 47 anni. Ma l’articolo non termina qui, continua, per forza, lo spero, e altrettanto, spero di meritarlo. Altrimenti dovrò morire nuovamente l’anno prossimo, vivendo un anno da morto che parla, quello cabalistico dei miei anni.

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