L’eco di questo tempo porta sorprese nel terreno conosciuto,
concilia l’ego del sonno profondo, rapido e di idee confuso,
che imperversa stringendo come termine di un imbuto,
chiarendo e schiarendo come una giornata che annovera una pioggia,
a volte tornando pulito dal bruno di un ripristino di una doccia.
Questa era contiene i dati di un rebus per cervelli bruti,
anagrammi semplici per menti altrettanto evidenti,
un’informazione massiva per curiosità limitanti,
un inganno reso verità come la gioia dei perduti denti.
Il solco lasciato trebbiato e affondato nei sogni infranti,
appare puro e limpido ma nascosto da verità distanti
che apparse in sogno o in realtà distorte sono risultanti,
del cuore sacro di coloro che ancora credono ai fanti.
Ma oggi questo non può certamente più importare,
dei fossi e dei salti che barando si possono ancora evitare,
la via oggi è tracciata e la strada impervia non si può saltare,
sebbene gli accessi alla cavità di questa terra non posso vedere,
porto con me ogni indirizzo per la via coperta di cenere.
Di nuovo la Verità appare come la matita appuntita,
da qualcuno sicuramente sarà stata di legno incisa,
e di questa simmetria non ne vogliamo cogliere soluzione distinta,
per l’ego straordinario che ancora semina e raccoglie il vetro della pinta,
quella che abbevera e misura l’unità che disseta l’altrui sete finta,
di come siamo identificati dietro ad una corposa massa sospinta.
Oggi il risveglio comporta un freddo risciacquo a piede sospinto,
per cui la forza interiore contrastata vive della narrazione convinto,
come se la massa illusa fosse altra parrocchia, altra geografia,
per cui scappiamo dall’idea che la malattia colpisca la nostra etnia,
altrimenti savia del buon segreto per cui identifichiamo una via,
che del nostro appetito manifesta la sua sana follia.
Mi appresto a vivere nuove sensazioni ed emozioni fortuite,
che il cuore sospinto a fatica le rende vivide e fluide,
ci riporta ad un sano compendio di mera armonia,
invaso dai pensieri che rendono salve le memorie druidiche,
ma che invadono ogni dubbio della coerente gelosia,
quella per cui la paura di perdere le forme armoniche,
consente di perdere le staffe di ogni genere di tipologia.

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