Punto interrogativo.
Certo, perché più che di un’affermazione si tratta di una domanda.
Forse l’eterna domanda.
Alla quale vi è più di una risposta, a seconda del punto di vista, dell’aspettativa, dell’educazione, della religione, del passato, dell’esperienza, degli obiettivi, delle ambizioni, delle credenze, del ragionamento e della mente…
Stranamente ma non troppo, non ho elencato il cuore come risposta.

Intanto potrei iniziare, senza un ordine logico, ad affermare che vi sono diversi tipi di amore. Perlomeno in questo mondo terreno. Come già in molti sapranno, Eros, Philos e Agapé corrispondono ai tre livelli di amore universalmente esistenti.
Nell’Eros, generalmente si è attratti da qualcosa che l’altra persona ha, e che vorremmo a noi. La passione e l’attrazione fisica “a pelle” sono la base di partenza per un amore pieno di passione ed eros, in cui stereotipi o schemi mentali spesso offuscano la capacità di sentire l’altro come anima anziché fisicamente.
Generalmente ma non sempre, il consolidamento dei rapporti dopo la passione iniziale, con il Philos si inseguono e perseguono obiettivi comuni, che tengono insieme come una squadra una coppia. Anche questa è una forma di amore diffusa, infatti spesso famiglia, figli, lavoro, sport, hobbies, debiti, convenienze o dipendenze, ecc., riescono a tenere insieme due persone.
Invece l’amore di una madre per il figlio lontano, come una candela bianca votata ad un sentimento puro e senza aspettative, è forse il miglior esempio di Agapé.
Dovunque tu sia, io ti amo. L’amore incondizionato, come l’affidamento. Un amore talmente potente e universale che non ha nemmeno bisogno della presenza fisica.

Quest’ultima è forse l’autentica e più nobile forma di amore? Quella che davvero eleva il nostro spirito? Certamente questa triplice definizione, che viene dallo studio sociologico, religioso e etico e antropologico dell’Antica Grecia, è per molti fortunati un ottima base di partenza, per valutare da cosa si è attratti, cosa si tende ad amare, e perché.
Scandagliando qua e là, ed analizzando ancora, scarterei però le educastrazioni civili e religiose sul tema dell’amore. Anche perché sarebbe come il campionato di calcio, fazioni in lotta per il potere, quando il potere è determinato dal numero dei seguaci, assodato metodo di divulgazione in continua evoluzione utilizzato e clonato dai social network…
Si è nuovamente di fronte all’utilizzo dell’essere umano come componente di un numero, da sommare alla quantità di opinione che determini un movimento, una maggioranza.
Le voglio comunque scartare perché inculcano regole, e per me un sentimento non ha regole, se non “davvero” interiori. E alcune regole fanno rima con promesse ed obblighi.
C’è poi l’Amore che ci insegnano alcune forme animali, da quelle vicine a noi, quelle da compagnia, fino alle forme selvatiche, mammifere o meno, che esprimono in vari modi l’evidenza di quanto sia effimera la materia quando si esprime il più nobile sentimento. Amore, protezione, onestà, verità.

Ci sono anche letture di tipo interiore, spirituale, o quantistico, talora libere dai dogmi e dagli sponsor, le quali attribuiscono al sé ogni responsabilità. Personalmente adoro conoscere tutto prima di scegliere ed esprimere una preferenza, ma trovo utile il prossimo approfondimento.
Spesso cercando l’anima gemella, quella che appartiene alla nostra convinzione, all’aspettativa, al giudizio, alla religione, l’educazione, la pubblicità, (senza nemmeno averne coscienza, il più delle volte)…, ci allontaniamo da quello che siamo, alla ricerca di qualcosa di esterno che ci distragga, ci riempia, ci ipnotizzi o ci offuschi, anziché completarci o supportarci. Questi rapporti sono soliti durare poco e male, finire presto o tardi con un senso di insoddisfazione senza risposte interne. E’ poi facile identificare nell’altro(o all’esterno) le motivazioni della propria insoddisfazione.

Vale per ogni credo o per ogni gnosticismo. L’uomo deve imparare ad amarsi. Celebrare un matrimonio con se stesso, in cui promette e si impegna ad amarsi per quello che si è, nella buona e cattiva sorte. Nell’esercizio (duro e impegnativo) di questa attività è più semplice trovare un’anima gemella più consona.
Infatti non si chiamerebbe ”anima gemella” a caso. Il partner, il compagno, la persona che amiamo è indubbiamente uno specchio di noi, per come siamo fatti in quel momento. Ecco perché cambiando, e spesso si spera in meglio, ci si ritrova dopo anni in cui l’Eros non ha attraversato o raggiunto Philos o Agapé. Il partner non rispecchia più e non ci si sente più amati, o non si sa più amarlo.
Il tutto condito dalla unica e grande responsabilità di questa tragedia. Non essere capaci di amare se stessi. Non accettarsi e non rispettarsi, talvolta ignorando i temi reali alla base di queste due parole.

Ama il prossimo tuo come te stesso, esoterico passaggio illuminato che deve essere ritradotto in: trova la parte di te in ogni persona ed amala, accettandola e perdonandola se non ti piace, proprio perché è una parte di te, libera il prigioniero della rabbia e del giudizio con il perdono che scioglie le catene del tuo cuore.
Nessuno ci nasce con questa capacità. Sicuramente. Però come per tante altre attività di lavoro su se stessi (tipico lavoro pro-bono dall’indubbio tornaconto sulla coscienza, quindi la capacità di dormire sonni tranquilli), l’impegno ripaga anche quando inizialmente si inizia vedendo quanto si sia programmati a sbagliare.
Ma già vederlo è un sensazionale inizio!

E poi iniziamo a sentire, quando siamo spontanei, quando amiamo in maniera gratuita e senza aspettativa. E cominciamo a vivere nel qui e ora.

Continua… in eterno probabilmente.

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