Qualche giorno fa vedo entrare in negozio tre persone, tutte con un curioso cappello, a metà tra la siesta ed il cowboy. Ho sentito che due di questi erano particolari. Uno non l’avevo nemmeno notato. Difatti quello era Lei. Martina Mamani, imponente quanto schiva e splendida sciamana peruviana. Hanno, anzi ha, fatto acquisti di aromaterapia, ed una volta in cassa ho sentito il dovere di regalarle qualcosa. Una pietra, è arrivato da dentro… Sì ma quale? E poi la mente che interviene e costruisce alibi di banalità o di ”apparenza”. Mi avvicino ai 24 (credo) cassetti di scorta pietre con la fiducia che saprò trovarla in tempi brevi. Quando però arrivo lì mi aspettava un’altra lei, un’ametista sudafricana, dente di leone, con trama bianco e viola a spina di pesce. Mai vista, sicuramente era uscita da sola e si era preparata ad andare con Martina. Una donna Bella, di una bellezza che non vedi con gli occhi ma con il cuore, con ”quegli occhi” e ”quelle mani”.

Solo se hai il cuore pulito, e sei capace di amore puro, troverai la felicità, e la felicità ti regalerà l’abbondanza nella tua vita. Più o meno ha detto questo, quello che ho capito nella sua lingua, sebbene il suo entourage fosse prodigo ad indirizzarla ed a tradurre, ma, ahimè, difficilmente mi piacciono gli entourage… Ma questo è un problema mio, e la vita me lo sta soltanto facendo vedere.
Ci ha anche dato una benedizione, una preghiera toccante, solenne, che ha avuto uno scarto energetico per cui sono dovuto poi correre in ufficio per emozionarmi e lasciarmi andare completamente, e non sono stato il solo, che di fronte a tanta bellezza e tanto cuore mi sono sentito riempito e umiliato, qualcosa che come un forte getto d’acqua pulisce e spazza via le stupide incrostazioni del mio ego. A parte che a quel punto dell’abbondanza non me ne fregherebbe più niente, sarei già realizzato nella “scelta della felicità” derivata dal cuore pulito e puro.

Quello era il mio giorno della settimana peggiore. Avevo dormito poco e male, sebbene la notte precedente avessi fatto un sogno splendido. Mi ritrovavo improvvisamente a pochissimi centimetri da un mare favoloso, io appena arrivato in questo luogo, forse da un aereo che però non ho ricordo, e venivo travolto da quella irresistibile frenesia di immergermi, tipica o atipica, ma prima però dovevo sbrigare alcune formalità per consentire l’ingresso anche al mio grande Amore, Ester, un angelo incarnato in un golden retriever. Ero quindi stanco e scarico quel giorno, ma quell’incontro ha cambiato la giornata. E l’ha resa splendida nel suo termine.
In settimana altre emozioni non sono mancate. L’esercizio del potere ha regalato capacità e confronti, una nuova forza calma e una timida tendenza alla risalita, al riprendermi il mio posto, all’amarmi. Nuove opportunità hanno aperto uno spiraglio su una riflessione propositiva e profonda su me stesso.
Cosa non mi è ancora chiaro?
Qual è la l’illusione su cui mi appoggio?

Stephen Hawking, un genio la cui vita ha regalato con la malattia la capacità e la dimostrazione di un esempio di rara forza, dal discutibile quanto spiccato messaggio, è stato capace di affermare: “ll più grande nemico della conoscenza non è l’ignoranza, ma l’illusione della conoscenza”.
Scientificamente ineccepibile.
Albert Einstein invece, dal punto di vista geniale, ribelle e relativistico esprime che ”La realtà è una semplice illusione, sebbene molto persistente”. Inoltre se ne esce quantisticamente anche con un’altra emblematica: “Ora egli è dipartito da questo strano mondo un po’ prima di me. Questo non significa nulla. La gente come noi, che crede nella fisica, sa che la differenza tra passato, presente e futuro è solo una persistente e testarda illusione.”
Alexandre Dumas (padre), si avvicina a ciò che intendo io per illusione: “L’uomo nasce senza denti, senza capelli e senza illusioni, e muore lo stesso, senza capelli, senza denti e senza illusioni.”
Lo schema, la convinzione, il riempitivo di una falsa mancanza. L’illusione, la credenza. Qualcosa che come un’educazione viene assimilato, preso e dato per scontato. Un’interpretazione della realtà che non sempre rappresenta la realtà. Anche perché la realtà è una rappresentazione simbolica, di ciò che abbiamo dentro, e cambiando dentro noi, cambia la nostra realtà. Per il buddhismo l’illusione è uno dei ”tre veleni”, quello dettato dall’ignoranza, sebbene con un significato più profondo. I tre veleni sono qui definiti come “ afflizioni” o “veleni” della mente, ‘Kleshas’ in sanscrito, più specificatamente la rabbia, il desiderio e l’illusione. L’emozione distruttiva oscura la mente in quanto le impedisce di riconoscere la realtà per quello che è. In presenza di questo tipo di emozioni c’è dunque uno iato tra apparenza ed essenza delle cose. La rabbia rende ciechi, così come il desiderio ci impedisce di riconoscere l’equilibrio tra ciò che è piacevole e ciò che non lo è più, e l’illusione più che mai non permette di valutare correttamente la realtà. 

Quindi ci sono delle credenze che mi portano ad errate considerazioni. Falsi presupposti, inidonei preconcetti, che ”castrano” le mie capacità. Piuttosto che al contrario, pensare alla materialità dell’acqua, convinti di poterla controllare e trattenere, anziché accettare che scivoli tra le dita. Sicuramente c’è tanto che non mi è chiaro, e non so nemmeno cosa. Sicuramente sono lontano dalla vera essenza di alcune cose che non metto in discussione, di alcune parti di me, della mia conoscenza, punti chiave, credenze, assunti, che posso, devo e voglio riconsiderare. Questa più grande ammissione non può che essere il punto di partenza. Peccato non avere le risposte, se non conosci bene come formulare la domanda. Ma questo è il livello successivo di questo grandissimo ed entusiasmante gioco dell’esperienza del vivere, ed io sono felice di esserci, di poterci giocare. Ho ucciso il mostro del livello prima, e davvero ci stavo provando da tanto di quel tempo… Esattamente come nei videogames, ci riprovi fino allo sfinimento, a volte lo lasci lì, poi quel giorno magari ci riprovi ancora, perché senti che qualcosa è cambiato, oppure ti sei preso quel tempo per staccare, ed allora con stupore e senza aspettative lo superi.
A quel punto sei catapultato in qualcosa di nuovo, una sfida impossibile, come lo era la precedente.
Ma ora è nuova questa sfida, il mondo esterno a te lo è, come Te. Sei nuovo, hai fatto quel salto, e devi solo ringraziare te, come è giusto che sia.

Concludo con una citazione del meraviglioso maestro ermetico Giuliano Kremmertz alle anime in viaggio verso la propria consapevolezza, verso la ricerca del sé, di chi siamo veramente.
“Le idee non sono mie, ma Vostre. La copia grande delle imperfezioni è mia.
Voi, lontani dal turbinio della vita terrestre, aspra e faticosa, dove gli uomini lottano tra la passione e la necessità, tra il pane della terra e l’ignoto misterioso e divino, Voi non preoccupati dai preconcetti delle umane dottrine investigative, dalle superbe riserve degli stanchi, Voi potete guardare dall’alto dei Vostri seggi le tragiche miserie delle anime senza meta – e avete pronunziata la Vostra parola, di cui il Valore è assoluto per verità sapiente”.

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