Il 28 giugno del 2020 scrivevo in relazione a questo dolcissima anima, una riflessione legata alla nobiltà che mai l’essere umano potrà avere, nonostante la sua forma. Un’anima splendida e dalla presenza immensa che oggi se ne è andata:
Guardando gli occhi di questo dolcissimo angelo custode, riesco ad avere delle mute risposte. Mute, perché non vi è descrizione alla fede. Lo specchio della fede, di cui il cane domestico è l’esempio indiscusso, sottolinea il valore che per un essere vivente, ingiustamente considerato inferiore all’umano, può avere la vita. Nonostante la condizione. Inutili E orribili i neologismi e i modi di dire che terminano con “…come un cane”. 
Aspettare, per esempio. E vivere. Vivere davvero. Il presente. Il momento presente quale il qui e ora. Quanta gioia in una cosa semplice, niente di scontato, entusiasmo, onestà, quella vera. Solo un cane può insegnare l’onestà, visto quel che succede nei tribunali e negli ambienti educativi… Servire l’uomo che lo ha sequestrato dalla propria famiglia, con amore e totale dedizione, rischiando la vita per la propria coerenza, una coerenza che non cambierà con l’età. Un valore impresso che resterà fino all’ultimo giorno. Non una relazione fallita o un cambio di stile di vita o di ideale farà cambiare il senso della vita di questo essere superiore.
Quanti esempi e quanta lezione di vita in uno sguardo così.
Questo articolo continuerebbe senza essere mai soddisfatto sulla sua completezza per anni…
Ringrazio Lilly, angelo custode di 9 anni, e ringrazio mia sorella che si è fatta scegliere da lei affinché potesse vegliare silenziosamente o meno, a distanza o in presenza, gratuitamente e senza nulla in cambio, sulla vita della sua famiglia.

Stanotte alle 4 circa, un attacco di cuore stronca il corpo di questo spirito divino che, proprio il giorno del compleanno della sua umana padrona, lontana perché in comunità, decide di lasciare l’esistenza materiale per passare ad altro. Ed era rimasta contro ogni previsione, all’età di 15 anni, senza più la famiglia che aveva necessità di sorvegliare, ognuno andato per una strada diversa. Senza più quelle bambine che ha visto nascere, senza più la sua ultima casa, adeguata a stare in un’altra, l’ennesima, in una situazione, con persone, diverse, senza più dover null’altro alla vita a cui ha dato tutto ciò che aveva. Proprio ieri vedevo un film, solo l’inizio, tratto da un libro intitolato “attraverso i miei occhi”, in cui il cane arrivato alle sue ultime ore, compatisce il dolore e la preoccupazione del suo umano compagno, ignorante del senso del suo compito arrivato al termine. “Se potessi parlare,” lui dice, “gli direi che non c’è niente di cui preoccuparsi”, ed anche io mi chiedo come sia possibile arrivare ad una tale comprensione di quel mistero della vita che attanaglia ogni umiltà ed ogni misericordia. Un sacrificio come quello di Lilly umilia ogni personaggio ed ogni costruita personalità, con la sua semplicità e la sua soffice e timida dipartita. 15 anni fa entra in scena anticipando la nascita della mia prima nipote, Mia, che ancora non lo sa e non so se potrà scoprirlo senza attestare la perdita di un custode. Vorrei scrivere tante cose, ma sono troppo stanco e troppo marcio, oltre che inevitabilmente troppo devastato per un amore che finisce in questo evidente e repentino modo. La cosa che più mi azzera è la dignità. Qualcosa che io mi posso solo sognare. Ed azzerare è il verbo più indicativo, nel panorama di una realtà così piena di tornaconti e convenienze. Ed infatti il proprio tornaconto può oscurare persino la propria luna, il proprio specchio dellla sensibilità, la propria anima gemella. Ma chissà, magari mi sono sognato tutto. Sono nuovamente alla ricerca della mia fine, desideroso del termine di questa incarnazione così dolorosa e ricca di stenti, oltre che di emozioni e di esperienze. Quei personaggi che prendono il sopravvento uccidono il soggetto principale ostacolando l’emancipazione e creando una chimera di realtà fisica solamente immaginata e creata attraverso le proiezioni di loro stessi. Ma perché farne una colpa, ognuno è artefice del proprio percorso ed io stesso lo sono attraverso le mie uniche identità.

Un altro sacrifico è avvenuto, e qualcuno si salverà grazie a lei, che però non potrà più proteggere, proteggerci, proteggermi, ed ancora una volta dovrò imparare a cavarmela ancora più da solo.
Sento la mancanza di quella grandissima presenza, quella che Lilly ha lasciato portandosi via la sua dignità e la sua umiltà, virtù profetiche e magnifiche che abbassano l’ego umano in favore di una crescita del cuore. Stavolta è grossa. Molto, ed anche se apparentemente ininfluente, capisco che non saprò andare avanti come prima. Mi manca quell’amore, e non so dove trovarlo.

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