Di spiccata ispirazione “stupefacente”, questa volta mi cimento da tale. La stupefacente è tale dinamica, quella per cui il tempo si dilata, scandendo rumori e colori in tempi a volte lenti a volte fugaci, sempre a preambolo di quanto la mente riesca a correre dietro a questa dilatazione in tempi velocissimi, con modi critici ma fantasiosi. Intensi, come i minuti, o forse secondi, che credi di avere investito alla fine di ognuno di questi profondissimi ragionamenti. Stupefacente è anche la mia voglia di ridere, sorridere, scherzare e divertirmi fino a sentirmi cretino. L’equivalente inglese “amazing”, unisce anche i significati che vanno dal sorprendente allo strabiliante, fino allo sbalorditivo. Un po’ tanto direi. O forse no, chi può saperlo.

Questo tempo fermo mi tranquillizza e mi inquieta al medesimo tempo, lasciandomi perplesso, sereno, tranquillo, ma con diversi interrogativi sul mio scopo nel momento odierno, nel mio atteggiamento verso la vita, nelle mie responsabilità, nelle mie scelte. Quanto sia presente, quanto sia osservatore esterno di me stesso, quanto sia in verità.
Nell’atto di redigere la pergamena del nuovo anno appuntandone l’annotazione su cosa ci si vorrebbe liberare, la mia mente, cuore o forse anche un’altra ghiandola mi restituisce immediatamente la parola “menzogna”, sebbene il mio essere semplice spettatore del film. Intento nel prendere ulteriore tempo sottolineerei come il semplice termine inglese “lie” si utilizzi sia per menzogna che per bugia. La menzogna per me è semplicemente l’astrazione di bugia, l’infinito del corrispondente verbo. Non essere in verità e faticare a liberarsi della menzogna, anche se ereditata e/o imparata, o sposata, della tendenza a nascondere e a mentire che ha sempre fatto parte delle mie abilità, nella sua forma già infantile, spontanea e quasi di forma talentosa, fino all’estensione negativa che ne può evidenziare la manipolazione. Proprio un gran brutto identikit. Osservato esternamente era così. Almeno nelle mie osservazioni dell’ultimo ventennio. L’osservatore esterno vede tutto, ma proprio tutto, e senza giudicare. Ma questo non vuole essere un appiglio. L’essere in presenza e/o in verità solitamente non ha problemi legati alle varie dualità… Potrei romanzarla ancora a lungo, ma comunque io, dentro di me, lo so. Quest’ultima credo, fosse una frase di mia nonna, chissà se, ma in ogni caso vale come uno schiaffo di risveglio. Non è un colpevolizzarmi, ne un qualche tipo di outing, ma una sorta di presa di coscienza, anche dettata dagli ultimatum ricevuti. Dove sono in verità, in presenza, in osservazione esterna, io dentro di me lo so, anche se a volte ne prendo coscienza a posteriori.

Di conseguenza rallentare questi tempi di osservazione e riflessione sulle mie azioni e atteggiamenti, è un valido aiuto per criticizzare al millesimo di millimetro ogni mio passo. Ho una coscienza molto istruita e ben contento che si esprima ancora, sebbene non sempre le mie azioni corrispondano all’esercizio del cuore puro, mi rendo conto di essere in una posizione favorita, nel dubbio che non tutti gli esseri umani miei specchi, siano corredati dalla medesima voce interiore. Le molte donne che mi hanno cresciuto senza padre nei primi anni della mia vita, mia madre-mia nonna-mia zia, mi hanno insegnato a richiamare l’esame di coscienza prima di addormentarmi. Che parola, che espressione da Bastiglia, esame di coscienza, manco servisse il ticket e rilasciasse un referto… Eppure quella cosa lì, quell’abitudine, quel dovere forse dovuto alla religione o infantilmente a Gesù quella volta, forse a te stesso e alla tua onorata anima oggi, era un salutare ritmo utile per imparare a stare in te stesso ed esercitare la tendenza ad esservi “a posto”. Di conseguenza il corso degli anni mi ha dato altre informazioni che hanno contribuito a convincermi di sospendere il ritmo di quell’esame, fino a farmi furbescamente fermarne la ciclicità, l’abitudine, il dovere. Eppure, ad un passo dai 48 anni mi stanno capitando situazioni che riescono a stimolare la sceneggiatura tipica del personaggio del film che alla fine vive quei flashback, occasionalmente usati nelle sue conoscenze dei suoi racconti, proprio quelli i momenti, in cui acchiappando quel ricordo, sei solito chiederti quanti anni fa fosse accaduto, e la cifra risulta spesso superiore all’età di una persona che si può considerare giovane.
Alla mia età, così come alla mia via, mi capita di analizzare con un esame di coscienza cognitivo e riassuntivo, il percorso del mio ultimo biennio o triennio, per valutare i miei miglioramenti sulle situazioni difficili, e la mia crescita, non ultimo il mio stare. Anche qualche tempo fa, tempi abbastanza recenti, credevo di stare bene, e sia gli avvertimenti non richiesti che quelli ufficialmente richiesti e/o ricevuti non hanno sortito gli effetti desiderati, e, cercando di alleggerirmi più possibile il cammino dai pesi inutili, cerco oggi di essere più critico, di analizzare più volte il tempo scandito, per evitare di rendermi conto per ultimo di non essere in una buona condizione energetica, derivante dalle mie scelte, che in passato sono state dettate dal cuore, ma a momenti il cuore ammalavano. Poi, tutte le strade portano a Roma, sì, ma, nella scelta di un tragitto più lungo e tortuoso, ho fatto benzina? Ho tutto questo tempo a disposizione e questa esperienza alla guida?
Come dice Scarasaggio, la vita è meravigliosa, siamo noi ad esser ciechi.

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